Del cuore mio la porta
ha cardini corrosi
e tarli e cedimenti
e serrature guaste.
I clandestini assalti
del tempo ha sopportato
ma ora cede e schianta
innanzi a te c’avanzi.
Entra e non curarti
dei muri scorticati,
di queste stanze ascose
e prive d’ogni lume.
Di tanto scempio è causa
l’amore latitante
che disertò l’invito
che tu cogliesti tosto.
Entra senza tema,
ché tra l’esausta fiamma
già desta è la fenice
e canta il suo risveglio.
Così come tra i rovi
talvolta spunta un fiore,
tu fatti largo e passa
benigna fra le spine.
Entra donna e accetta
d’un uomo la preghiera,
che dai perduti affetti
rinasca la passione.